Da quando il caffè è arrivato in Europa, è diventato la bevanda simbolo per eccellenza di aggregazione e convivialità. Forse per le sue qualità stimolanti e ristoratrici il caffè ha presto accompagnato gli incontri di letterati, artisti e politici aggiungendo quella nota informale capace di accendere le più vivaci discussioni.
Grazie ai mercanti veneziani e ai loro rapporti con il mondo arabo il caffè arriva in Italia nel XVI secolo e Venezia è la città che ospita le prime botteghe del caffè.
Insieme alla diffusione della nuova bevanda, a partire dalla fine del Seicento, cominciano ad essere aperti in tutta Europa i caffè letterari. Sono luoghi di una nuova comunicazione, più libera e aperta, lontani dalle convenzioni e dall’accademismo dei più chiusi circoli culturali.
Non solo crocevia di viaggiatori, artisti e intellettuali ma veri laboratori di idee, i caffè sono osservatori privilegiati, spazi in cui il caos prosaico e frenetico della vita stimola il pensiero e l’ispirazione. Tra i fumi e i rumori nascono progetti, fioriscono movimenti e si gettano le basi di nuovi ideali artistici promotori di cambiamento e novità.
In Inghilterra si chiamano ‘Coffee house’ e si diffondono a macchia d’olio sull’onda del successo della prima fondata a Londra nel 1652 da una donna, Pasqua Rosée, che dopo aver lavorato come governante nella casa di un mercante inglese a Smirne, apre un locale in St. Michael’s Alley nel distretto di Cornhill, dove far gustare la straordinaria bevanda conosciuta in Turchia e, soprattutto, dove ospitare fino a notte fonda poeti, scrittori e politici.
Il Caffè Florian
Lo stesso avviene a Berlino, Parigi, Vienna. Tutte le città d’Europa si riempiono di caffè. In Italia quello più antico è il Caffè Florian di Venezia, inaugurato nel 1720 con il nome di ‘Alla Venezia Trionfante’ poi rinominato in onore del suo proprietario Floriano Francesconi. E’ l’unico locale del tempo a consentire l’ingresso alle donne e Carlo Goldoni, Giuseppe Parini, Silvio Pellico ma anche Lord Byron, Charles Dickens, Marcel Proust sono stati solo alcuni tra i suoi più illustri avventori.
Il Caffè
Il caffè letterario non è solo uno spazio fisico ma l’espressione di uno spirito di condivisione e confronto come quello che anima il periodico simbolo della cultura illuminista italiana che, non a caso, prende il nome de ‘Il Caffè’. Pietro Verri, suo fondatore a Milano nel 1764, lo pensa come una raccolta delle discussioni di un gruppo di intellettuali ospiti proprio di un immaginario caffè gestito dal proprietario Demetrio.
Il Gran Caffè delle Giubbe Rosse
A Firenze il Gran Caffè delle Giubbe Rosse è stato il cuore pulsante della vita culturale della città. Sede della redazione di riviste come ‘La Voce’ e ‘Lacerba’ fu il luogo di incontro dei Futuristi fiorentini. Qui Umberto Boccioni diede il famoso schiaffo ad Ardengo Soffici in seguito alla stroncatura di quest’ultimo della prima mostra futurista a Milano. Il clima effervescente di questo mitico luogo è in qualche modo l’eredità del più antico e ormai scomparso Caffè Michelangelo presso cui, nella seconda metà dell’Ottocento, il gruppo artistico dei Macchiaioli si riuniva e discuteva animatamente di pittura e politica.
Antico Caffè Greco
Ai tavolini dell’Antico Caffè Greco di Roma si sono seduti il filosofo Arthur Schopenhauer, Giacomo Leopardi, Thomas Mann e proprio qui sembra che Gogol scrisse una parte del suo romanzo ‘Le anime morte’.
Caffè Rosati
Il Caffè Rosati, a partire dal secondo dopoguerra, è stato tra i luoghi più frequentati dagli esponenti del mondo culturale romano. Alberto Moravia e Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino e naturalmente Mario Schifano, Giosetta Fioroni, Tano Festa, Franco Angeli e tutti gli altri artisti della ‘Scuola di Piazza del Popolo’ vi erano soliti riunirsi.
Caffè Aragno
Nella capitale non si può fare a meno di citare, inoltre, un altro storico caffè, il Caffè Aragno. Oggi non esiste più ma fu un leggendario luogo di ritrovo di artisti e scrittori come Cardarelli, D’Annunzio, Pirandello, Ungaretti, tanto da essere definito da Orio Vergani ‘il Sancta sanctorum della letteratura, dell’arte e del giornalismo’.
Caffè Pedrocchi
Un clima internazionale è quello che ha animato il Caffè Pedrocchi di Padova. Stendhal cita il caffettiere Antonio Pedrocchi ne ‘La Certosa di Parma’ e lo definisce il migliore d’Italia.
Caffè Tommaseo
Nei caffè si fa anche la storia e lo dimostra il Caffè Tommaseo di Trieste, punto d’incontro durante il Risorgimento e centro del movimento nazionale dal quale si diffuse la ‘fiamma degli entusiasmi per la libertà italiana‘ come recita la targa affissa all’esterno.
Bar Jamaica
A chiusura di questa rassegna citiamo il ritrovo bohèmien per eccellenza, il famoso Bar Jamaica di Milano che ha visto avvicendarsi i più noti artisti del Novecento come Lucio Fontana, Piero Manzoni ma anche Nanni Balestrini e Giuseppe Ungaretti. Si dice che qui Benito Mussolini correggesse gli articoli del suo giornale ‘Il Popolo d’Italia’ e che un giorno si alzò per non tornare più lasciando dietro di sé il conto da pagare.
Eliana Cupiccia