Quando si racconta l’amore, si racconta sempre l’ultimo. Come capita ai poeti, per i quali l’ultima poesia, quella scritta il giorno prima, è sempre la più bella. Mi parlò dunque del suo ultimo amore, un amore grande, mai carnalmente consumato, un amore a lungo rimasto senza nome.
La vedeva quasi ogni giorno ma era solo un incrocio di sguardi, ogni tanto un ‘buongiorno’, come a volte capita con chi incontriamo spesso ma conosciamo soltanto di vista.
Un amore dolce, silenzioso e assoluto, sempre sull’orlo d’essere svelato: “E’ durato anni, e ancora è calda la brace”, mi disse.
L’ultima volta che la vide, fu in una bellissima giornata d’aprile, quando ebbe l’idea di donarle un’antologia poetica, La gravidanza della terra, che aveva scelto per lei dopo tanto esitare. Era, in fondo, il racconto di un amore adolescenziale vissuto fuori età.
Quando finì mi affiorò subito alla mente il primo verso di una famosa poesia di Baudelaire dedicata a una sconosciuta – La rue assourdissante autour de moi hurlait – mi voltai allora per dirglielo, ma lui già s’era allontanato in silenzio con la testa china e l’anima in subbuglio.
Antonio Fiori