Nel lontano 1915, come nelle favole, una bambina portentosa entrò al Conservatorio di San Pietroburgo alla sorprendente età di quattro anni.
Clara Reisenberg, lituana natia di Vilnius, fu la studentessa più giovane mai ammessa. Il suo strumento era il violino e il suo insegnante era Leopold Auer. Il suo talento innato fu ben presto minato da problemi alle articolazioni e alle ossa dovuti alla malnutrizione.
La leggenda vuole che, dopo la Rivoluzione Russa, i genitori di Clara decisero di partire alla volta di New York e che molte spese di quel viaggio furono sostenute proprio dai concerti che Clara e la sorella tennero lungo il tragitto.
Giunta in America, tuttavia, la giovane lituana dovette abbandonare il suo amato violino a causa di sempre maggiori problemi alle braccia. L’amore per la musica la spinse a cercare un nuovo stimolo e, ben presto, trovò un nuovo sogno da realizzare: imparare a suonare una specie di scatola contenitrice.
Per farla suonare bisognava muovere con sapienza le mani nell’aria attraverso due antenne poste sullo strumento.
Si trattava del theremin che, proprio in quegli anni, si era diffuso sia in Russia che in America. La Rockmore (mutuò il cognome con cui divenne famosa dal marito avvocato) conobbe e approfondì gli studi con il suo inventore, Leon Theremin.
Grazie al suo orecchio assoluto e alla sua conoscenza della teoria musicale, Clara dette al theremin un suono più caldo ed avvolgente. Faceva volare le mani sullo strumento che diventava violoncello, violino, quasi voce umana, un qualcosa di incantevole e lontano dai cupi effetti speciali per i quali era conosciuto.
La violinista ebbe, in effetti, il merito di restituire al theremin la dignità di uno strumento classico. La sua tecnica era fondata sui movimenti delle dita e della mano, prediligeva una certa velocità che la portava ad assumere una postura quasi angelica.
Leon Theremin lavorò sulla realizzazione di uno strumento pensato ad hoc per la Rockmore, un RCA che avesse maggiore estensione di note e che chiamò il Claramin.
“Ero affascinata dall’idea di suonare nell’aria” disse Clara. In barba alle sue iniziali difficoltà di salute, la bella lituana visse fino al 1998, anno in cui si spense a New York. Della sua discografia resta ben poco ma, se si volesse approfondire la conoscenza del Claramin, si potrebbero reperire ” The Art of the Theremin” del 1977 e ” Clara Rockmore’s Lost Theremin album ” del 2006.
La sua storia, magica e misteriosa come lo strumento che suonava, conferma che nessun ostacolo è tale se si ha una passione che travolge tutto.
Clara seppe muovere le mani nell’aria, leggera come una piuma, e di quell’aria fece note indimenticabili.
Eleonora Pozzuoli