giovedì, Novembre 21, 2024
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    Intervista alla soprano Orietta Manente

    Il Soprano Orietta Manente alimenta la sua passione per la musica sin da giovanissima e, appunto in giovane età, si diploma al Conservatorio di Frosinone sotto l’egida del Maestro Maria Alos. In quegli anni inizia la sua attività concertistica vincendo importanti concorsi quali Mondovì, Callas, Pavarotti International.

    Negli anni di carriera ha tenuto concerti in tutta Italia in sedi quali la RAI di Roma e di Napoli, l’Accademia di Santa Cecilia, l’Accademia Spagnola di Belle Arti. All’estero ha portato la sua voce in Marocco, al Maggio Musicale di Bordeaux, a Parigi, Londra, Ginevra e tantissimi altri posti d’Europa e d’Oltremanica.

    Il suo repertorio è eterogeneo e con uno studio accurato per quello Liederistico che Orietta ha approfondito con i Maestri Laszlo Cosma ed Elio Battaglia.

    Anche nell’ambito lirico è stata molto attiva: è stata Musetta nella Bohème di Puccini, Lucia di Lammermoore , Ninetta ne La Gazza Ladra d Rossini, solo per citare alcuni dei tanti ruoli interpretati.

    Ha insegnato canto presso il Conservatorio dell’Aquila ed è nella commissione artistica dell’Accademia di Santa Cecilia. Ha una scuola tutta sua in quel di Veroli, in provincia di Frosinone ed ha collaborato per anni con il Maestro Ennio Morricone.

    Lo scorso dicembre, è stata a New York per una serie di concerti.

    Le abbiamo rivolto qualche domanda per conoscerla da vicino.

    Orietta, partiamo dalla notizia più recente. Raccontaci la tua esperienza americana.

    Si, certo. Ne sono molto orgogliosa. Per me rappresenta una nuova conquista che, a questo punto della mia età, non pensavo di poter conseguire. Ho avuto tante soddisfazioni e tanti riconoscimenti per le mie capacità artistiche e questa esperienza ne è il coronamento. Chi mi sta molto vicino invece dice che è l’inizio di un nuovo e altrettanto brillante capitolo della mia vita.

    Come è andata la tournèe?

    È stata una esperienza emozionante sotto diversi aspetti. Intanto l’impatto emotivo con una realtà socioeconomica e multiculturale che destano dapprima più di qualche timore finché non ti mescoli pian piano al fiume di persone che affollano la 5th Avenue o Times Square o il Rockfeller Center piuttosto che il ponte di Brooklyn. Hai bisogno di 24/48 per allentare la tensione e diventare uno dei tanti. Poi iniziano le prove dei brani con il pianista che non conosci e con cui deve maturare rapidamente quell’intesa che è fondamentale in un duetto. La tensione sale nuovamente, come sempre del resto, in vista del concerto per poi stemperare dopo il primo brano e i primi calorosi applausi. Devo riconoscere che gli americani sono generosi verso tutto ciò che è “made in Italy”, l’accoglienza il riconoscimento e la considerazione sono percezioni che posso ricondurre in una sola parola, affetto. Devo affermare di essere tornata a casa con una importante tessera in più del mio mosaico artistico e personale.

    Nei tuoi tanti anni dedicati all’arte hai conosciuto e collaborato con il Maestro Ennio Morricone. Che ricordi ti legano al Maestro e cosa credi di avergli trasmesso collaborando con lui?

    La nostra collaborazione è durata tanti anni, circa venti, abbiamo fatto tante cose insieme e quindi è facile intuire che i ricordi siano davvero numerosi. Tanti sono stati i concerti in cui si è espresso oltre che con le musiche da film con quella che chiamava Musica Pura. Sono ricordi molto intensi anche perché fanno parte dell’inizio della mia carriera ed aver cominciato con un Genio è stato impegnativo. In genere il rodaggio si pratica in sordina; a me è toccato il primo della classe, il numero uno. Credo di avergli trasmesso la vocazione al canto, la stessa che lui aveva per la composizione.

    Non ti definisci una Musicista bensì un’Artista. Questo come si trasferisce nel tuo quotidiano di donna, mamma, compagna?

    Io mi ritengo una persona assolutamente normale in ogni contesto mentre i collaboratori ed i miei cari rilevano un estro che emerge anche nella routine quotidiana. È stato comunque faticoso conciliare gli impegni di lavoro che mi hanno sempre vista impegnata a Roma, prima in RAI e poi all’Accademia di Santa Cecilia oltre che in numerose tournée.

    Non solo artista protagonista su un palco ma anche insegnante presso la tua Scuola di Alto Perfezionamento a Veroli. Quali soddisfazioni ti dà il trasmettere agli altri un po’ di te?

    Le soddisfazioni professionali, in genere, non sono differenti tra loro tuttavia va precisato che dal palcoscenico tocchi il cuore del pubblico emozionandolo con la tua voce ed il riconoscimento ti ritorna con l’intensità ed il calore dell’applauso. Nell’insegnamento di questa difficile ed articolata disciplina, invece, rilevi i progressi dell’allievo che ti mostra gratitudine ad ogni lezione. Entrambi i contesti sono molto appaganti.

    Quali sono gli altri progetti ai quali stai lavorando?

    Nel calderone c’è sempre un gran fermento che poi si tramuterà in qualcosa di concreto. Mi riferisco a concerti e progetti senza trascurare l’insegnamento per trasmettere ai giovani la passione per l’Opera lirica.

    Orietta, c’è una domanda che non ti ho fatto e che avresti voluto ricevere?

    Si, non mi hai chiesto se e a cosa ho dovuto rinunciare. Certamente il lavoro continuativo del Coro mi ha permesso di dedicarmi anche alla famiglia, cosa che non era stata possibile sin da quando mi esibivo come solista nei teatri. Quest’ultimo è un ruolo che ti porta a stare sempre lontana dai tuoi cari e, per questo, ho dovuto fare delle scelte che ovviamente hanno influito sulla mia carriera. Sono scelte di cui non mi rammarico perché ho ottenuto comunque un largo consenso.

     

    Eleonora Pozzuoli

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